Arezzo, panchina girevole: “tutto cambia affinché tutto resti com’è”
I Biribissi della società hanno deciso di trovare l’ennesimo capro espiatorio di un fallimento che data dall’agosto del 2021 e che annovera nell’elenco tecnici di poca esperienza come Potenza, o navigati come Camplone e Stellone con contorno di una settantina di calciatori e svariati avvicendamenti all’interno di un vertice societario gattopardesco nel quale “tutto cambia affinché tutto resti com’è”. La riprova è il richiamo alla guida della squadra di Marco Mariotti, allontanato dopo il pareggio interno con il San Donato maturato anche a seguito di una scellerata sostituzione che a pochi minuti dalla fine ridisegnava la difesa consegnandola inerme e disallineata alla stoccata vincente di Marzierli. Il tecnico romano era stato fortemente voluto in estate da Muzzi, come lo stesso allenatore aveva correttamente e trasparentemente dichiarato in sede di presentazione. L’esonero era probabilmente stato anche affrettato e sintomatico di una confusione mentale che si accompagna spesso ad uno strano allineamento ai tumultuosi commenti dei social, quasi a voler compensare una piazza sempre più scoraggiata, sconcertata e arrabbiata per i fallimenti sul campo con un apparente soddisfazione dei desideri espressi sui siti di commento alle, purtroppo frequentemente deludenti, prestazioni sportive. Adesso la decisione di richiamare il nocchiero di inizio stagione, fa cadere il velo (flebile, invero) sui rapporti di forza e i poteri decisionali all’interno della S.S. Arezzo. Il bandolo della matassa è sempre nelle stesse mani. Poco importa se adesso il buon Mariotti, fautore convinto del 4-3-1-2 si troverà una rosa costruita per giocare prevalentemente con il 4-3-3, che la già disastrosa impostazione difendente dell’Arezzo troverà difficilmente rimedio nelle mani di un allenatore che è buono ad impostare il gioco in fase d’offesa ma che (era una delle accuse principali) mostrava evidenti limiti nel leggere le partite e nel costruire automatismi funzionali e funzionanti in chiave di copertura. Poco importa che Mariotti sia sulla graticola fin da mercoledì, chiamato a non sbagliare più niente in un contesto dove invece hanno sbagliato in tanti ed oggi stanno sbagliando tutti, a dispetto di palmares anche ben più ricchi di quello del mister romano. C’è stata l’ennesima rivoluzione, la squadra rifatta da capo accompagnata da costose rescissioni consensuali (a gravare un bilancio già zavorrato dai “Cerci” di un anno fa), gente che dovrebbe fare la differenza e che, incredibilmente, con la maglia amaranto addosso pare aver perso smalto, voglia, inventiva, estro. Mariotti troverà anche una rosa zeppa di “over” che ambiscono (pretendono?) di giocare, quando in categoria c’è l’obbligo di quattro ragazzi nella formazione iniziale. Queste figure vanno gestite e giocare con il bilancino per misurare minuti e ingressi (come forse è stato indotto a fare Sussi nello stilare la formazione con la quale è sceso in campo a Città di Castello col Trestina) mantenendo nel contempo solidità di spogliatoio ed entusiasmo, non è un esercizio facile; la situazione attuale, con la piazza che ribolle e l’obiettivo dichiarato alla vigilia già perduto alla prima di ritorno, si presta casomai più a spaccature che a solidarietà. I Biribissi della Società, sfruttato e abbandonato il buon Sussi, adesso più che mai sono da soli davanti al mondo amaranto, che sta aprendo sempre di più gli occhi .