Arezzo, quel punticino per restare aggrappati alla speranza

Quel che è certo è che, a dispetto di dichiarazioni che attestano una confusione mentale che non ci vorrebbe e che parlano di grande prestazione, l’Arezzo anche contro il Fano ha fatto una fatica terribile a svolgere gioco, a creare pericoli per la porta avversaria; la sensazione di precarietà che la classifica suggerisce è rimasta intatta anche in una partita che ci opponeva ad una squadra costruita per la salvezza e poco altro come quella allenata da Destro. Le attenuanti, come si sa, non mancano, ma quando hai 7 punti (ed anche con 8 il discorso non cambia) le devi mettere da parte perché il rischio è che da fondati motivi si trasformino in alibi. Contro i granata dall’”anima giovane” è andato un po’ in confusione anche mister Camplone, scegliendo un undici iniziale schierato con il 3-5-2 ma senza un ariete centrale e con Cerci come propulsore della manovra offensiva, un centrocampo tutto di corsa con un ancora convalescente Foglia  e Belloni chiamato ad agire per linee interne. Fuori Zuppel e (ancora) Di Paolantonio. Il risultato è stato che a fare il centravanti ci ha provato Di Nardo che per quel ruolo proprio non ha le caratteristiche e che è finito vittima dei centrali avversari, che Cerci con il ritmo compassato di cui (al momento?) dispone non riusciva mai a creare superiorità, che Belloni per propria indole si riportava verso l’esterno andando ad intasare la corsia di un già incerto Benucci. Senza considerare la quantità industriale di errori di palleggio nei quali si è prodotto anche Luciani, la cui generosa prestazione è stata inversamente proporzionale alla generosità. Cosi il Fano, trovato il gol con una prodezza di Barbuti, ha controllato in maniera assolutamente agevole l’affannosa ricerca della rimonta da parte nostra. C’è voluto l’ingresso in campo e l’orgoglio del vecchio capitano in collaborazione con i piedi buoni di Di Paolantonio per creare prima qualche grattacapo e poi, proprio sul filo di lana, il gol scaccia-incubo. Resta il fatto che fino alla bella rovesciata di Nello il portiere ospite non era mai dovuto intervenire ed il bel gesto atletico è avvenuto quando il cronometro segnava 83 minuti dall’inizio. Appare evidente che la situazione così com’è apre ad una prospettiva di grandissimo rischio. Chi pensa che a gennaio cambi il mondo è stato smentito dallo stesso tecnico che ieri ha detto che non ci sarà il tempo di fare granché nella pausa natalizia dato che il 10/11 gennaio si torna in campo e fino al 23 si gioca, dunque le risorse vanno cercate dentro l’anima ed il cervello prima ancora che nelle gambe. Di tempo per rimediare e salvare una stagione disgraziatissima fin dalla sua nascita ce n’è ancora; di esperienze di battaglie ne abbiamo vissute e sappiamo quali sono gli ingredienti che servono. Bisogna tirar fuori gli attributi e buttarli pesantemente nella mischia. Chi non ci sta, non ce li ha o non ne ha voglia, si può accomodare.

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