Arezzo vivo o morto, l’x non serve: nel gelo a caccia dei tre punti con il Carpi

Mister Stellone condisce la vigilia con un po’ di pretattica e nasconde la formazione annunciando qualche novità ma senza entrare nel dettaglio. Sicure sono solo le presenze di Sala tra i pali, Luciani e Sbraga nei  quattro di difesa, Di Paolantonio e uno tra Arini e Altobelli a centrocampo (forse anche tutti e due). Per il resto il tecnico sceglierà “fior da fiore” (si fa per dire…)  nell’imminenza della partita, anche considerando che si gioca ancora mercoledì a Padova. L’obiettivo, manco a dirlo e come sempre ormai da tempo, è la conquista dei tre punti. L’avversario sulla carta sembrerebbe più adatto ad infrangere l’astinenza, dato che i biancorossi emiliani arrivano da tre sconfitte anche pesanti, ultimo in ordine di tempo il set perso nel recupero infrasettimanale all’Euganeo contro Mandorlini & C., un umiliante 0-6 che è costato il posto a Luciano Foschi. Dopo ballottaggio che ha visto coinvolto anche l’ex trainer dell’Arezzo Sottili, la dirigenza (o quel che ne è rimasto, dati i problemi anche qui portati dalla sventurata gestione Banca Cerea), ha deciso di optare per il ritorno di Pochesci, già sotto contratto, cacciato un mese e mezzo fa più per contrasti sulla gestione del mercato che per mancanza di risultati (con lui in Carpi viaggiava in zona play-off). Leggendo qua e là, si parla di una formazione allo sbando, con gravi problemi di liquidità e rischio di mancato pagamento degli stipendi alla prossima scadenza del 16 febbraio, però pensare che sarà una passeggiata sarebbe un errore madornale. Intanto perché il ritorno dell’ex giocatore della Lazio sulla panchina riporta una carica di adrenalina in un gruppo che con Foschi non aveva mai legato, poi perché l’orgoglio professionale e personale spingerà i nostri avversari a cercare di evitare l’ennesima imbarcata. Insomma, magari ci sono anche tutti i presupposti, ma per sfatare il tabù dei successi interni occorre entrare in partita con la concentrazione e la rabbia giusta, quella del primo tempo di Verona, mantenendo  intensità e pressione. D’altro canto non è che abbiamo molte alternative; se vogliamo una buona volta provare a dare una svolta a questa disgraziata stazione. Vivo o morto. L’x non serve.

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