Il nuovo Arezzo fa ben sperare, ma c’è una nota stonata
Si sono fatti notare soprattutto Strambelli e Foggia insieme con i difensori Biondi e Marchetti. Bene i fratelli Marras, già protagonisti con la Primavera 3. Come è evidente si tratta di indicazioni parziali e da verificare come è sempre il calcio estivo e con la squadra che è ancora un cantiere aperto che si avvia a completamento. Fa piacere riscontrare nelle dichiarazioni dei protagonisti la consapevolezza che per l’Arezzo questo deve essere un campionato da vincere, purché questa apprezzabile determinazione non diventi eccesso di sicurezza; la serie D è un torneo complicato come ben sappiamo per esperienza, da affrontare senza spavalderia ma con tanta concentrazione e spirito di lotta che servirà partita dopo partita contro avversari che ci aspetteranno come la squadra da battere. Si può e si deve primeggiare, si può e si deve risalire da dove ci ha cacciato una stagione indecente, ma guai a perdere di vista umiltà e rabbia, guai a pensare che qualcosa ci sia dovuto. In questo senso sarà importante anche il ruolo del direttore sportivo De Vito, uno che la D la conosce e l’ha vinta, per guidare e indirizzare la volontà dei singoli verso il comune obiettivo. A margine delle prime prestazioni viene segnalato che il mister sta schierando formazioni con soli tre under dal primo minuto quando in campionato ne serviranno 4 nella formazione base. Sebbene si sia solo ai primi passi e manchino ancora più di 40 giorni all’inizio del campionato, sarebbe opportuno, forse, fare le prove da subito con l’assetto che si dovrà obbligatoriamente schierare (sul senso della cosa i dubbi permangono ma servono a poco) in modo da misurare e valutare bene sia la qualità dei giovani che la gestione degli over (fondamentali gli equilibri di spogliatoio). Infine una nota stonata: in prova con l’Arezzo il figlio di Muzzi. Ramon, classe 98. Trascorsi non eccelsi in D, ultima stagione in Eccellenza alla Lupa Frascati. Buon fisico, attaccante esterno non prolifico e non under… per tutto quello che è accaduto tra la scorsa estate ed il mese di maggio sarebbe stato forse opportuno evitare di far tornare alla mente assonanze sgradevoli con precedenti gestioni dalle latitudini simili e dall’arroganza incontenibile oltre che rinfocolare polemiche sul ruolo effettivo di Roberto Muzzi all’interno dello staff tecnico. Suggerire prudenza nello stuzzicare una piazza ferita e dolorante sarà una colpa grave?