Quale futuro per l’Arezzo?

La giornata di ieri era quella della convocazione del cda per deliberare modi e tempi del ripianamento delle perdite accumulate e dare anche indicazioni sulla volontà della proprietà di proseguire il cammino alla testa del club di Viale Gramsci nonché sul futuro di Orgoglio Amaranto. A “los cinco de la tarde” c’è stata la riunione che ha deliberato l’utilizzo delle riserve a bilancio per coprire parte delle perdite. Una scelta normale in questi frangenti, anche se svuota ulteriormente le casse del Cavallino (appunto le riserve). Viene poi deciso che entro sessanta giorni si procederà ad un aumento di capitale di 3 milioni per sanare definitivamente la parte restante del disavanzo. Fino a qui pare confermato quanto dichiarato a Teletruria dall’A.D. Sabatino Selvaggio una settimana fa e dal presidente Manzo nella sua lettera aperta, ovvero la conferma dell’impegno della Mag per sostenere i conti e rilanciare la “scommessa” alla guida del sodalizio amaranto. L’unica perplessità, i tempi dilazionati dell’operazione, che hanno fatto tornare alla mente la chiusa della nota integrativa al bilancio 30.06.2021, nella quale si diceva testualmente che “l’organo amministrativo procederà a presentare in assemblea dei soci una richiesta di aumento di capitale sociale entro il corrente anno 2021 per fare fronte alle esigenze finanziarie della società”. Ciò che è avvenuto a metà febbraio, ma ci può stare, anche in considerazione dell’entità delle somme in gioco. Un cammino tracciato, pareva. Pareva, perché poi in serata il presidente Manzo è intervenuto via Facebook per dichiarare “Tranquilli tutti, mi sono stufato di essere insultato. Lascio l’Arezzo, da domani è tutto in vendita, chi vuole si faccia avanti”. Parole pesanti che fanno il paio con gli insistenti rumors che da un paio di settimane arrivano dalla capitale circa trattative già avviate (qualcuno dice già concluse) per la vendita dell’Arezzo Calcio e che tornano ad alimentare l’opacità intorno alle mosse ed alle intenzioni della proprietà. C’è nell’aria un sentore poco gradevole di mosse già previste, di un piano di disimpegno studiato nei suoi passaggi, ivi compresi quelli più illusori. Forse in qualche commento ed in qualche coro Arezzo ed i suoi tifosi non hanno rispettato l’onore della proprietà, ma è anche vero che mai nella storia calcistica cittadina si era collezionata una serie così continua e clamorosa di insuccessi e fallimenti appaiata ad un dispendio di denaro e di energie fuori controllo. Troppi gli errori e troppo poche ed incomplete le spiegazioni a giustificazione, per questo poi è esplosa la protesta, che per sua natura è irrazionale e poco educata. Le prossime ore ed i prossimi giorni si incaricheranno di chiarire ulteriormente la vicenda, resta il timore forte che si vada incontro ad un deja vu neanche troppo lontano, con il rischio dell’avvicendarsi di personaggi poco affidabili ingolositi dalle opportunità extracalcistiche che la gestione di un club evidentemente offre .Non è questo un sospetto, ma una certezza, dato che la cronaca è piena di vicende di questo tipo e che stranamente, fuori dai pianti in corso di spesa, ogni volta che un club va sul mercato spuntano subito più compratori da ogni dove. La cosa più difficile è la selezione delle intenzioni e delle reali motivazioni che portano all’acquisizione di una società calcistica e su questo diventa essenziale la vigilanza delle istituzioni e dei tifosi. Per questo, dopo le parole di Guglielmo Manzo, scatta l’allerta per il sindaco e l’assessore allo sport, nonché per tutti i tifosi aretini che non si debba poi dire, come Garcia Marquez in “Cronaca di una morte annunciata” che “A questo non c’è scampo. È come se ci fosse già capitato”.

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