Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors

sabato | 21-12-2024

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors

Avere un buon demone

La prospettiva eudaimonica (dal greco eudaimonìa, “avere un buon demone”) nasce nell’ambito della tradizione aristotelica. L’eudaimonia è intesa come un modo di vivere, dove l’esistenza individuale deve esprimersi in funzione di un’unica attività, di un fine ultimo. Il proprio medesimo di ciascuno di noi. Anche se questo ci rende diversi da tutti gli altri, il nostro demone è in grado di guidarci alla nostra massima realizzazione.

Secondo gli stoici, la volontà del saggio aderisce perfettamente al suo dovere (katékon), obbedendo a una forza che non agisce esteriormente su di lui, bensì dall’interno: egli vuole quel che deve, e deve quel che la sua stessa ragione gli impone (Eudomonismo).

La psicologia ha mostrato particolare interesse per il costrutto di Eudaimonia (Waterman, 2011), soprattutto per quanto concerne il concetto di daimon, che l’autore traduce in termini di “vero Sè”.

Per poter giungere, infatti, al daimon (o al vero Sè) occorre percorrere un processo di scoperta (self-discovery) delle proprie migliori ed uniche caratteristiche individuali, o delle caratteristiche del nostro demone. Questa concettualizzazione implica una visione della costruzione dell’individualità che si basa su un nucleo preesistente in ciascuno, che va soltanto scovato, riconosciuto e utilizzato.

In questo senso, la possibilità di giungere alla scoperta del proprio demone e investire su di esso conduce alla felicità eudaimonica.

Di cosa è capace il tuo demone? Quali attività lo rendono felice?

La motivazione è centrale per comprendere il modo in cui giungiamo a riconoscere quelle potenzialità che portano il nostro demone ad ottenere risultati migliori. I sentimenti di espressività personale, interesse e godimento costituiscono una costellazione di componenti soggettive vissute quando il nostro demone è impegnato in attività motivanti e piacevoli. Cioè dove il nostro demone si riconosce.

Importanti predittori contestuali della motivazione intrinseca includono l’autodeterminazione (cosa vuole fare il nostro demone?), un equilibrio di sfide e abilità (dove gode nel mettersi alla prova?) e opportunità di agire in base a ciò che l’ambiente, il mondo, ci consente di fare.

Articoli correlati