Il disagio dei giovani dopo la pandemia

Secondo una recente indagine dell’Unione degli Studenti 9 studenti su 10 afferma di provare ansia durante le verifiche a scuola e ben il 60% dichiara di aver avuto almeno un attacco di panico durante la propria carriera scolastica.

L’uso di benzodiazepine (ansiolitici) è molto diffuso anche sotto i 13 anni. La generazione dei più giovani sta pagando più di tutti gli effetti della pandemia e la coda non accenna a diminuire. Solo nell’ultimo anno c’è stato un aumento di richieste di aiuto ai pronto soccorso da parte degli adolescenti di oltre il 40% (fonte). I motivi piú frequenti di emergenza è che si fanno del male. Si tagliano e pensano di voler morire. Il tentativo di suicidio è uno dei temi che ricorre più spesso.

Uno dei problemi che ancor oggi i ragazzi si trascinano dal lockdown è l’aggregazione che si fa fatica a recuperare. Avendo dovuto accantonare il confronto e alla sfida sociale, se ne è percepito un certo vantaggio. I giovani, non dovendo più confrontarsi con i pari, hanno potuto rilassarsi in camera, isolandosi al telefonino. Adesso però si fa fatica a ritrovare quelle sfide che tengono attivi, partecipi e aiutano a crescere.

Ciò che abbiamo imparato, noi e i ragazzi, dalla pandemia, è stato soprattutto ad apprezzare gli strumenti tecnologici. Ci hanno dato tutto quello che volevamo, senza mai chiederci di metterci in discussione. Una nuvola che accoglieva tutto di noi.

Purtroppo, e si lasciano soli i bambini con tablet e telefonini, come abbiamo fatto durante il lockdown, le loro ansie e le loro insicurezze non verranno affrontate e risolte, ma monteranno e diventeranno sempre piú difficili da affrontare (fonte). Allora, chiusi tutti in casa, era forse giustificabile lasciarli soli col telefonino. Adesso no. Bisogna riflettere bene su questo.

I giovani ricorrono infine sempre più a forme di anestetico come droghe o l’alcool. Fra queste sostanze vanno inserite anche le tecnologie, che sono piacevoli se ne viene fatto un uso ricreativo, dannose se vengono abusate. I social permettono di estraniarsi dal mondo e di tamponare ansie, paure e sofferenze. Ma se l’uso diventa abuso anche in questi casi gli effetti negativi sono di gran lunga maggiori di quelli benefici di “anestesia”.

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