Dalla polvere del passato esce fuori un atto d’indirizzo: Arezzo intitola una strada a Bettino Craxi
Ad Arezzo sarà intitolata una via a Bettino Craxi: lo ha deciso la Giunta comunale, dando ora seguito a un atto di indirizzo approvato dal Consiglio comunale 13 anni fa, esattamente risalente al 22 gennaio 2007, sindaco Giuseppe Fanfani.
All’ex presidente del Consiglio e segretario storico del PSI, il Partito Socialista Italiano, scomparso venti anni fa, sarà dedicato un tratto di strada che si trova vicino all’ospedale San Donato di Arezzo e che si incrocia con via Pietro Nenni e via Giovanni XXIII. Dopo il parere della giunta guidata dal Sindaco Alessandro Ghinelli e della commissione toponomastica, ora manca solo quello della prefettura. “Tre anni fa – commenta il consigliere comunale Angelo Rossi, Arezzo nel cuore – tramite un’interrogazione, ritirai fuori questo atto che giaceva polveroso e dimenticato in un cassetto da oltre 10 anni. Oggi un applauso va a chi ha deliberato la sua attuazione: una scelta coraggiosa“.
Bettino Craxi è stato uno degli uomini politici più rilevanti della Repubblica italiana, oltre ad essere il politico italiano più importante degli anni ’80 e fu il primo socialista ad aver rivestito l’incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri. Respinse fino all’ultimo l’accusa di corruzione, mentre ammise di essere a conoscenza del fatto che il PSI aveva accettato finanziamenti illeciti, lamentando che “per decenni” tutti i partiti si erano finanziati illegalmente senza mai essere “oggetto di denunce”, con atteggiamenti di “complicità”. Il governo e il partito di Craxi vennero sostenuti anche da Silvio Berlusconi, con il quale il leader socialista aveva instaurato un rapporto personale. Ancor oggi, a diversi anni dalla morte, la sua memoria suscita sentimenti controversi. Quelli di apprezzamento si rivolgono a lui come precursore della modernizzazione del Paese e della politica italiana. I sentimenti di esecrazione sulla sua figura sono invece cagionati dalle condanne riportate a seguito delle indagini di Tangentopoli e della sua decisione di fuggire dall’Italia. Essendosi rifugiato ad Hammamet in Tunisia, dove morì mentre erano ancora in svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti, per i suoi detrattori egli morì latitante, per i suoi estimatori egli fu vittima di una giustizia politicizzata, supportata dalla stampa e dai cosiddetti “poteri forti”, che lo costrinsero all’esilio in Tunisia.
Sulla vita di uno dei protagonisti più controversi della politica italiana, il regista Gianni Amelio ha realizzato ‘Hammamet’, film uscito nelle sale italiane lo scorso 9 gennaio, prodotto da Pepito Produzioni con Rai Cinema, distribuito in Italia da 01 Distribution. Al di là dell’opera, senza dubbio meritevole, viste le doti di Amelio, suscita sorpresa e ammirazione l’interpretazione dell’attore Pierfrancesco Favino, che si cala perfettamente, dal punto di vista estetico (grazie a ore di magistrale trucco) e interpretativo, nei panni dell’ex leader socialista.