In difesa del verde aretino. “Potare e curare prima di abbattere” Ar24Tv/Foto

“Manifestare con la nostra presenza la richiesta di non abbattere il verde monumentale aretino e particolarmente quello nei pressi della Stazione FS. Chiedere piuttosto manutenzione e cura di un bene prezioso per la città, capace di mitigare anche gli effetti del cambiamento climatico e l’eccessivo riscaldamento del centro storico. Non possiamo mancare”.
Così Donnini ha invitato la popolazione aretina a recarsi in Piazza della Repubblica nell’evento da lui creato su Facebook. La manifestazione, tenutasi nel tardo pomeriggio di domenica 16 agosto, è stata organizzata per richiedere all’amministrazione comunale di non abbattere gli alberi che si trovano nei pressi della piazza.
https://www.youtube.com/watch?v=aA93pAFKsFs
“Non siamo contrari alla riqualificazione di Piazza della Repubblica. Siamo presenti esattamente per la ragione opposta, perché abbiamo a cuore il miglioramento degli spazi urbani della nostra città.
I 2 lecci e 4 tigli sono solo le ultime vittime di una serie di tagli avvenuti tra l’altro in sordina, come quelli all’Acquedotto vasariano, spariti da mattina a sera. Verde monumentale sacrificato per ragioni di allineamento, perché ‘stonano’ nel progetto della nuova piazza della Stazione: cosa dice la Sovrintendenza? Verde monumentale sacrificato in ragione di scuse banali: rami verso le terrazze, radici emergenti, generico pericolo per il passante.
Dove sono queste masse di radici? Non sono forse più pericolosi i platani e la pavimentazione del parco di Via Leone Leoni? Se il problema qui sono le radici emergenti, si intervenga sulle radici, come spesso si è fatto coi pini anche di Viale Giotto; se il problema qui sono i rami verso le terrazze, si intervenga sui rami potandoli. Manutenzione ordinaria.
La realtà è che disturbano un progetto di pavimentazione: 20 cm di gettata, più altrettanti di lastre di pietra. Nella nuova piazza sarà scomparsa l’aiola spartitraffico fiorita che stava al centro, quella ben più ampia (con rose e la grande anfora) verso il terminal bus con le siepi di lì attorno…sostituite da? Ci auguriamo non da quei tentativi di albero, come già nell’asse di Via Petrarca. Per adesso soltanto da cemento.
Tagli un tiglio? Pianti un tiglio. Tagli un leccio? Pianti un leccio. Tagli un pino, all’epoca albero di basso costo, perché pericoloso oggettivamente alla viabilità? Ok, ma mettici un albero di almeno pari valore ambientale. L’Amministrazione che ha tanta premura di eliminare queste piante storiche, perché in questi anni non ha ripiantumato in Piazza Guido Monaco i vuoti lasciati dagli storici lecci? Strana incoerenza.
L’Amministrazione che ha tanto a cuore l’ “Arezzo green” com’è che non si preoccupa di quei tagli servaggi attuati sul platano dietro al Duomo, rasato in inverno selvaggiamente per metterci suggestive luci natalizie? E quando si seccherà, perché da pianta anziana e delicata non sopportante certi interventi, che ne sarà? Lo teniamo secco per continuare a metterci tubi fluorescenti? Strana logica ambientale.
La realtà è che al verde urbano da anni ormai manca l’ordinaria manutenzione, e -di più- la cura! Ho cura di un albero, vedo quali sono le sue necessità, ergo pianifico l’azione. Tagliare per tagliare non è cura: i nostri nonni, contadini, ci hanno insegnato che prima di segare un albero si prova a salvarlo. Il Comune ha tecnici esperti, studiosi di cura del verde, oltre che semplici operai? Ha verificato lo stato di salute delle piante, o si limita a dire, come vergognosamente leggiamo dal giornale: “Bisogna capire che ci sono momenti di non ritorno e per i quattro alberi della stazione è arrivato”? Una sentenza di morte.
Un albero, malato, finisce per essere abbattuto proprio perché gli è mancata la cura. Un po’ il destino di ogni essere vivente abbandonato: un circolo vizioso.
Se un progetto prevede un’eccessiva cementificazione l’Amministrazione non può trincerarsi dietro “Eh ma lì non è nostra proprietà”: ammissione di impotenza o indifferenza? Fosse anche così: almeno nella parte che ci spetta non ci omologhiamo.
È stato detto ‘Il grigio delle pietre assorbe meno calore del nero dell’asfalto’ e ‘A Firenze, Bologna e Milano non ci sono alberi davanti la stazione’: puntiamo al peggio? A Napoli ne stanno piantumando un centinaio fuori la Stazione Garibaldi e già una quarantina in Piazza Municipio: puntiamo al diverso, miglioriamo, facciamo sì che un capoluogo minore possa insegnare ai grandi!
Una distesa di pietra sarà un forno, contribuendo al riscaldamento del centro storico e all’invivibilità nell’insieme della città già di suo afosa e sempre più visti anche i cambiamenti climatici in atto: occorre una nuova concezione dello spazio urbano e del suo verde.
Gli alberi non sono più ottocentescamente oggetti ornamentali, accessori, eliminabili all’occorrenza: fanno parte del patrimonio delle città, sono parte integrante della nuova progettazione urbanistica. Arezzo invece, fa marcia indietro, peggiora…e i primi a soffrire del caldo diretto del sole saranno proprio i commercianti: l’edicola sarà un forno, le vetrine dovranno essere riparate. E se adesso ci si lamenta giustamente per l’incuria, delle foglie e dei rami un giorno, nel caldo, rimpiangeremo quell’ombra che da ottant’anni accoglie chi dal treno si affaccia sul più bel palcoscenico per Arezzo.
Una piazza d’ingresso la dice lunga sullo spirito che guida una comunità”.
Questo l’appello rivolto all’amministrazione comunale da allegare ad una raccolta firme che è già stata attivata. Donnini ha comunicato che ieri sono state raccolte all’incirca 140 firme.
Presenti all’evento anche Giulio Mariottini (Arezzo CI STA!), Marco Donati (candidato sindaco Scelgo Arezzo), Fabio Butali (candidato sindaco Prima Arezzo), Daniele Farsetti (candidato sindaco Patto Civico per Arezzo).
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