Deturpata con scritte fasciste la pittura murale in ricordo degli “Eroi della Chiassa”
Il 29 giugno 1944 la pieve della località a nord di Arezzo rischiò di diventare il teatro di un’efferata strage nazista. I tedeschi avevano chiuso nella chiesa più di duecento ostaggi, con l’idea di fucilarli se il loro colonnello, il barone Maximilian von Gablenz, catturato da una banda di ex detenuti slavi evasi dal campo di concentramento anghiarese di Renicci, non fosse stato liberato. Quando l’ultimatum di 48 ore stava per scadere, si presentò al comando un partigiano siciliano, Giovan Battista Mineo, che convinse i tedeschi a concedere una proroga di altre 24 ore. Accompagnato dal giovane partigiano aretino Giuseppe Rosadi, egli riuscì quindi a farsi consegnare von Gablenz per tornare in maniera rocambolesca nella frazione, quando i primi prigionieri erano ormai schierati di fronte al plotone di esecuzione.
Questa pagina di storia è stata recuperata negli ultimi anni grazie alle fondamentali ricerche dello studioso di storia locale Santino Gallorini. Nel 2018 il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, concesse la Medaglia al Valor Militare alla Memoria dei due partigiani, consegnata ai familiari il 24 aprile 2019.
Alcuni abitanti della Chiassa Superiore si stanno già organizzando per ripulire dalle odiose scritte l’opera, realizzata nei pressi del parchetto intitolato ai due eroi, riparando così al gesto inqualificabile di ignoti che offende il ricordo di chi, 77 anni fa, mise a repentaglio la propria vita per salvare quella di tanti civili innocenti.