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giovedì | 13-03-2025

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Sfida Ralli Ghinelli: il confronto al Centro Affari

I candidati avevano a disposizione 3 minuti esatti per rispondere alla domande di Marinoni e Rossi.

Alcuni dei temi trattati

Sanità

Alessandro Ghinelli a proposito di “Aslona” e Irccs

“Il modello sanitario della toscana meridionale, incentrato sulla aslona, che comprende le tre province di Arezzo, Siena e Grosseto, ha dato nella nostra provincia risultati deludenti.

Il San Donato, che rappresenta il punto focale della nostra sanità cittadina, si è progressivamente impoverito. Sia per obsolescenza delle attrezzature, sia per invecchiamento della struttura stessa, sia per i molti abbandoni che i nostri medici più quotati hanno eseguito in questi anni.

Occorre da questo punto di vista dare una sterzata e cambiare questo modo di gestire la sanità nel sud della toscana.  Ho da sempre contestato contestato questa legge  essendo quest’ultima in vigore ci siamo dovuti adattare e subirla. L’intenzione è quella, come primo atto del nuovo mandato, di andare nuovamente a parlare con il presidente della Regione per spiegargli i motivi per cui la provincia di Arezzo si sente penalizzata da questo modello e quindi rivederlo, anche se non radicalmente.

Venendo all’Irccs: in Italia non sono più di 50. Sono istituti di ricovero e cura a carattere scientifico che rappresentano l’eccellenza delle strutture mediche territoriali. Hanno la possibilità di accesso a finanziamenti statali ed europei. Su questo c’è una diatriba interna al Partito democratico o comunque tra i soggetti che sostengono il mio sfidante. In quanto un noto medico aretino, che ha fatto parte di una delle lista che hanno sostenuto Ralli, ha detto chiaramente che l’Irccs è soltanto fumo negli occhi. Stefano Bonaccini, presidente della regione Emilia Romagna, dopo che il Sant’Orsola di Bologna è passato all’Irccs, si è espresso molto positivamente rispetto alla struttura ospedaliera particolare. Quando hanno chiesto il perché, ha risposto: facilità di finanziamento, presenza sul territorio nazionale, facilità di accesso da parte dei medici migliori e naturalmente struttura universitaria di corredo. Quindi c’è un po’ una contraddizione tra quello che alcuni sostengono nell’ambito della sinistra aretina circa la potenzialità e l’importanza dell’Irccs e quello che un autorevole membro del Partito Democratico ha sostenuto. Purtroppo ho frequentato per motivi familiari un Irccs, il San Raffaele, e mi rendo perfettamente conto che proporlo per arezzo è un vantaggio per tutti”.

Luciano Ralli 

“Io credo che sarò il primo sindaco medico di questa città, quindi materia che conosco bene. Ho sempre lavorato all’interno dell’Ospedale San Donato, nella sanità pubblica, di cui conosco limiti e le grandi potenzialità. Credo che il sistema sanitario toscano, locale abbia risposto bene all’emergenza sanitaria. Questo ci viene riconosciuto da tutti. Abbiamo messo in campo le energie migliori, ho visto un attaccamento di tutti gli operatori, medici, indfermieir, oss, volomntariato di questa città che si è adoperato per dare una sicurezza al sistema complessivo della nostra città. Credo che l’equilibrio che c’è nel mdoello santiario toscano, cioè equilibrio tra medicina territoriale e ospedaliera ha funzionato e che non ha funzionato in Lombardia. non a  caso il modello che voleva portare la Ceccardi non è stato accettato e non è stato voluto dai toscani. Oggi abbiamo bisogno di risorse, dovremo dare risposti importanti alle normali malattie e anche stare molti attenti ancora ai potenziali malati covid e a quelli che ci sono. maggiori malattie. Abbiamo bisogno di pensare a un ospedale più duttile, anche tecnologicamente più avanzato e portare tecnolgoia nel territorio. La sanità oggi con la tecnologia può entrare nelle case dei nostri cittadini. La Regione Toscana ha già impegnato 80 milioni. Se dovessimo trovare accordo sul Mes porteremo su questa provincia 250 milioni di euro e dobbiamo essere pronti a ristrutturare il nostro ospedale che è ormai anziano. È un’occasione che non ci ricapiterà più”.

Esperienza del Covid-19 nella gestione del nostro territorio

Ghinelli

“Cosa ci ha insegnato il Covid-19? Io credo che il Covid-19 ci abbia cambiato nel modo di vivere, lavorare e pensare. Quello che questa collettività, comunità è riuscita a fare in ambito di difesa dal Covid-19 è qualcosa di eccezionale. Siamo riusciti per tutto giugno e buona parte di luglio a essere definiti ‘città covid-free’ e non lo abbiamo fatto grazie alle dirette del sindaco ma grazie ai cittadini. Sì, certo io li ho aiutati a trovare le strade giuste, le motivazioni giuste, i comportamenti corretti ma alla fine sono loro che si sono sacrificati rimanendo in casa e rispettando le regole. Quello che sta avvenendo in questi giorni ci preoccupa e non poco. Sembra che siamo davanti a una ripartenza del contagio. Io ho ringraziato più di una volta medici, il personale dell’ospedale che si sono fortemente sacrificati sia in ambito di cure rispetto al Covid sia per altre patologie. Il nostro vero unico grande problema è che il nostro ospedale è stato destinato dalla Regione a essere ospedale Covid. Per una buona parte è stato svuotato delle sue funzioni, mi riferisco per esempio alle chirurgie, che sono state trasferite in un’altra struttura.

Quindi il San Donato per una parte consistente di servizi che era solito erogare è stato azzerato. Se ha portato del bene forse non altrettanto ha funzionato bene per i nostri cittadini che non hanno trovato le assistenza a cui erano abituati. Purtroppo l’ho frequentato in quel periodo e il San Donato era praticamente vuoto. Questo a mio modo di vedere non deve risuccedere, noi “abbiamo già dato”. Arezzo si è già fortemente sacrificata diventando il San Donato ospedale Covid nella prima ondata del virus. Mi aspetto che in un secondo nuovo, eventuale lockdown, non si ricorra nuovamente al San Donato. Per quello che riguarda il successo che la nostra medicina ha portato al San Donato questo è dovuto sicuramente ai medici, ai professionisti, al personale sanitario, l’Azienda se guardo come ha gestito il sistema dati mi alzo e mi si rizzano i capelli in testa. Ancora oggi i dati non tornano”.

Ralli:

“Io la chiamerei tragedia Covid. Ancora l’emergenza è in atto, non sappiamo quello che succederà nei mesi invernali, non sapremo se ci sarà una seconda ondata. Sarà un periodo di stress forte. Dobbiamo continuare a lavorare e andare a scuola in sicurezza.

Noi siamo persone serie, dobbiamo dirlo, uno ha fatto il sindaco e un altro ha fatto il medico dentro l’ospedale, quindi ognuno ha fatto la propria parte. Penso che abbiamo fatto quello che potevamo in una situazione di emergenza.

Cosa abbiamo imparato. Abbiamo rimesso insieme una serie di priorità, abbiamo rimesso in campo il fatto che la salute è importante, anche per l’economia. Produrre senza una comunità sana non è possibile, ieri come oggi. Abbiamo imparato anche un’altra cosa, abbiamo capito l’impatto dell’uomo sull’ambiente e di conseguenza abbiamo capito la necessità di una tutela dell’ambiente più convinta. Abbiamo capito che dalle tragedie si esce tutti insieme. Credo che siano 4 concetti forti e che ci sia la necessità che questi insegnamenti vengano portati avanti. Dobbiamo ripensare le politiche di accentramento fatte in questi anni. Abbiamo capito che non facciamo un bene ai cittadini se ai nostri 43 paesi che sono intorno al centro storico gli leviamo tutte le funzioni e costringiamo i cittadini a venire in centro per qualsiasi cosa. Dobbiamo pensare che anche la mobilità deve essere più sostenibile. Abbiamo capito il ruolo della tecnologia: non c’è bisogno di spostarsi per fare qualsiasi cosa. Questa città deve essere totalmente digitalizzata con fibra. È in atto un ripensamento urbanistico internazionale e ritengo che dobbiamo pensarlo anche ad Arezzo”. 

Partecipate e legge Severino

Ghinelli:

“Ho 68 anni quindi mi conosco. Molti aretini mi conoscono ma mi conosco io. Io so chi sono, quali sono le mie tradizioni familiari, cosa significhi per me, cosa sia significato per la mia famiglia, il senso dell’onore e del rispetto le regole. Non posso pensare che qualcuno creda che io potrei avere in futuro una difficoltà dal punto di vista della gestione amministrativa di questa città. Se la legge Severino avesse voluto interdire la possibilità di diventare sindaco a un soggetto che è nel periodo delle indagini, forse avrebbe creato una clausola di ineleggibilità, addirittura di incandidabilità. Non lo ha fatto e quindi per quello che so di me, per quello che so delle cose che ho detto e che non ho detto, delle cose che ho fatto e che non ho fatto, io sono assolutamente tranquillo. Visto che mi è stata fatta la domanda: se avessi avuto anche il minimo sospetto che in futuro avrei potuto essere, potrei essere condannato e quindi lasciare questa città per almeno 18 mesi senza sindaco, mi sarei candidato? Non ho altro da aggiungere”.

Ralli:

“Tutti siamo consapevoli che oggi i comuni erogano servizi importanti, forse i più importanti tramite aziende partecipate. Io credo profondamente che sia fondamentale muoversi seguendo tre caratteristiche, mi muoverò in questo senso. Mi muoverò mantenendo anzitutto una continuità della amministrazione, quindi, lo dico chiaramente a tutti, quelli che hanno fatto bene non è detto che saltino con un cambio di amministrazione.

I criteri a cui devono corrispondere i presidenti e membri del consiglio di amministrazione sono fondamentalmente 3:

1) La questione della competenza. Ormai le le situazioni sono complesse. Nei prossimi mesi, anni saranno ancora più complicate. Senza competenze non si va da nessuna parte.

2) Una questione di moralità: io non faccio sconti a nessuno. Te lo dico chiaramente Ghinelli, io non mi sarei ricandidato. Io non faccio sconti neanche su vicende che riguardano anche parti politiche a me più vicine.

3) La terza cosa è la questione che devono avere ovviamente una visione che è coerente con la visione del sindaco e del programma che è stato votato e che sarà votato, spero, in maggioranza dagli elettori.

Queste sono tre caratteristiche fondamentali. Su questi criteri io mi muoverò nei prossimi mesi. Devo dire che basterebbe applicare una delibera che c’è già in comune e che non viene applicata in genere dai sindaci (plurale). Una delibera per cui ogni anno c’è un bando a cui tutti i cittadini possono partecipare e presentare il loro curriculum per poter costituire un elenco di nomi in cui il sindaco può scegliere in base ad alcune caratteristiche. Io questa cosa, siccome l’ho portata avanti da presidente del consiglio comunale, la applicherò”.

Turismo 

Ralli:

“Noi siamo persone serie e credo che il riconoscimento reciproco sia un valore per la città. Detto questo dobbiamo dire che c’è un lavoro iniziato molti anni fa che ha portato piano piano a un incremento del turismo in questa città. Credo che vada riconosciuto che il centrosinistra è stato quello che ha fatto le ultime opere pubbliche. Abbiamo fatto investimenti importanti trovando soldi fuori del bilancio del Comune. Abbiamo realizzato investimenti importanti nel centro storico, recuperando la fortezza, ristrutturando tre piazze, le Logge del Grano, l’ex Bastanzetti.

Ed è stato un lavoro di investimento solo nel centro storico, pensate cosa si può fare nelle periferie. Abbiamo fatto questo mantenendo una visione propedeutica all’aumento dei flussi turistici. Credo che questa amministrazione di fatto abbia aumentato i flussi turistici. Riconosco i fatti importanti ma le cose non sono finite. Dobbiamo incrementare questi flussi, tenere conto della difficoltà che ci sarà nella fase post Covid. Abbiamo circa 500.000 visitatori, credo che possiamo arrivare al doppio perché siamo molto indietro. Bergamo fa due milioni e mezzo. Detto questo, credo che le esperienze importanti in una città non devono mai essere perse. Un sindaco si deve porre questa questione”.

Ghinelli:

“Se noi guardiamo dati, e sarebbe bene conoscerli prima di esprimersi, la crescita che Arezzo ha avuto dal 1996 al 2014, il delta, è di circa 100.000 presenze. La crescita che c’è stata dal 2015 al 2019 in quattro anni è di 223.000 presenze. In 5 anni si è fatto quasi due volte e mezzo quello che era stato fatto nei precedenti 20. Se andiamo a vedere i dati di incremento di questi ultimi 5 anni, sugli arrivi abbiamo un +81%, senza considerare le locazioni turistiche, e sulle presenze un +68%. Se ci mettiamo dentro anche le locazioni turistiche abbiamo +86% in un caso, +83% nell’altro. Come fare a sostenerlo post Covid? Far partire quei progetti speciali che abbiamo già messo in campo e che sono già pronti a partire come Arezzo Wedding. Molte persone si sposano oggi in luoghi esotici, attrattivi e uno di questi potrebbe essere Arezzo. Lavorerebbero tante categorie. 

L’altro progetto è il turismo congressuale: una settimana fa questa struttura è passata sotto la disponibilità del Comune di Arezzo. È stato risolto un credito di decine di anni. Il turismo congressuale può portare in città ancora più persone rispetto a quelle portate in passato. Non scordiamoci, tuttavia, che il risultato del turismo che cresce è la punta di una lavoro molto più ampio che riguarda la rivisitazione della tassa sul suolo pubblico che è passata da Tosap a Cosap; abbiamo tolto dal centro le kebabberie, il vendo oro, compro oro, tutto quello che non costituisce vera ricchezza per il territorio”.

Fiera Antiquaria 

Ralli:

“Credo che in questi anni la Fiera sia stata trascurata. Ritengo che ci sia bisogno di un rilancio. Dobbiamo riportare la fiera antiquaria nel centro della città dove è nata, dobbiamo trovare soluzioni di rilancio insieme agli espositori. Da questo punto di vista la mia amministrazione aprirà una nuova fase, dove le soluzioni si troveranno insieme ad associazioni di categoria e, in questo caso, anche agli espositori. C’è bisogno di eventi intorno alla fiera. L’obiettivo è rilanciare con forza questo che è un appuntamento che identifica la città nel mondo. Dobbiamo fare uno sforzo tutti insieme”.

Ghinelli:

“Il mio competitor non lo sa, perché ancora non è stato reso noto, che in realtà, grazie all’intervento di chi vi sta parlando, la Fiera è già ritornata nel centro storico. La prossima Fiera di ottobre si fa dove sempre è stata fatta. Siamo riusciti a ottenere di poter mettere nuovamente i banchi in doppia fila in via Guido Monaco, quindi abbiamo eliminato la parte di banchi che occupavano il corso basso da via Cavour fino a via Garibaldi e abbiamo riportato tutti i banchi nel sedime del di Piazza Grande, di conseguenza saranno tutti lì.

Non ci saranno più, spero, proteste dei singoli che non vorranno andarci. Questo è già un risultato: aver riportato la Fiera dov’era. Ma per sostenerla non c’è dubbio che debbano essere fatte delle azioni di sostegno forte. Quali sono? Gli eventi collaterali. Eventi che potremmo fare sicuramente nei locali di piano terra del palazzo di Fraternita. Uno per tutti la ex sala udienze che può essere utilizzata per farci le aste, come sono già state fatte e che può essere utilizzato per farci delle mostre collegate alla Fiera dell’antiquariato.

Il nuovo Museo dell’Oro. Grazie a Enrico Rossi, io l’ho sempre ringraziato di aver contribuito a salvare Arezzo Fiere e Congressi comprando con un milione e otto la collezione oro d’autore che era nei sotterranei di questa struttura. Un terzo della quale è già esposta al museo attuale dell’oro ma i due terzi ancora devono arrivarci. Quindi c’è un progetto che la Regione ha affidato al Comune di Arezzo, anzi alla Fondazione Guido D’Arezzo che prevede una completa ristrutturazione del Museo dell’Oro per farne oggetto veramente di grande attrazione turistica. Nel quale io vorrei, non so se sarà possibile da un punto di vista della sicurezza o meno, ma riterrei di sì, portare anche un piccolo punto commerciale di vendita dell’oro. Noi siamo la città dell’oro ma se un turista viene da fuori di sabato o domenica non sa dove andare a comprare un monilino che può costare anche solo 200 €. Forse è il caso che dentro il Museo dell’Oro, insieme al bookshop, ci sia anche un posto dove si vendono quelle cose fatte dai nostri artigiani, dai nostri industriali e che completano un percorso che non è solo espositivo, artistico.

L’altro grande progetto che non è stato messo in atto perché la Regione non ci ha sostenuto su questo, proveremo con Giani, è il Museo dei Mezzi di Comunicazione che, Marcello Comanducci, sempre lui, si è inventato nell’edificio ex Banca d’Italia. Un luogo dove ci potrà andare la collezione ed altro per essere un punto di esposizione fissa per la nostra Fiera dell’antiquariato”.  

La Città del Natale verrà mantenuta?

Ralli

“Cerco di essere coerente. Le cose che hanno funzionato bisogna portarle avanti e che quindi la Città del Natale debba essere portata avanti. Come sempre poi le cose vanno migliorate. Credo, ad esempio, che ci sia la necessità di estenderla. Di pensare anche a quelle zone che non hanno compreso l’attività che si è svolta nella Città del Natale.

Penso che sia necessario ricollegare a questo evento il fatto che chi viene non vada via in giornata. È fondamentale aumentare la permanenza dei turisti, facilitare la visita nei nostri musei. Abbiamo potenzialità di musei incredibili. Da quello archeologico fino alla galleria d’arte moderna. Dobbiamo inserire anche prodotti tipici della filiera agroalimentare, prodotti delle nostre importanti imprese vitivinicole. Fare in modo che coloro che ne usufruiscano siano sempre di più. Oltre a questo, è evidente che dovremo fare più eventi durante l’anno. Cioè a dire: se avete da suggerire una città dell’estate credo sia altrettanto importante. Ritengo, a mio avviso, che ci dovremmo lavorare e che continueremo la Città del Natale”.

Arezzo Capitale italiana della cultura 2022

Ghinelli:

“Arezzo capitale italiana della cultura è un progetto importante che però non si ferma alla capitale della cultura per un anno. È in realtà un progetto che ha una portata per lo meno quinquennale, se non ancora di più. Si tratta di proporre questa città in maniera congruente con la sua natura artistica e culturale. L’abbiamo battezzata con un motto che legga tutto: Scrivere il tempo, disegnare lo spazio.

Scrivere il tempo è Guido d’Arezzo, disegnare lo spazio Piero della Francesca. Hanno inventato i due unici linguaggi universali, nati entrambi in questa città: la scrittura musicale e le regole della prospettiva. Credo che a oggi sia l’unico progetto culturale per capitale della cultura italiana che non prevede soltanto la presenza di una città ma vede la presenza di un intero capoluogo, tant’è vero che ho chiamato a sottoscrivere con me e a lavorare con me su questo percorso, i sindaci delle quattro città di riferimento delle nostre quattro bellissime vallate.

È un progetto, tra l’altro, che è stato visionato e sostanzialmente approvato da due dei massimi enti culturali del mondo: il Metropolitan Museum di New York e la National Gallery di Londra. Entrambi i direttori generali ci hanno sottoscritto una lettera, un proponimento, con il quale ci accordano la loro collaborazione per fare progetti culturali insieme.

Ma secondo voi questo 5 anni fa era possibile? Assolutamente no. Questa città ha avuto un’evoluzione dal punto di vista culturale che oggi la pone come uno dei migliori partner italiani, di questa dimensione, come città d’arte. E se ce l’hanno riconosciuto questi due grandi istituti vuol dire che il lavoro fatto è stato molto importante”.

Ralli:

“Vorrei essere il sindaco nel giorno in cui Arezzo diventerà capitale della cultura. Dobbiamo dire che l’associazione Demos aveva lanciato questa cosa tre anni fa. Poi, come dire, l’idea era buona e l’amministrazione l’ha colta. Avrei coinvolto un po’ di più la città, forse questo è un po’ lo spirito anche di questa amministrazione che non conivolge più di tanto. Le carte e i progetti sono stati presentati quindi noi di aretini dobbiamo sperare che il risultato sia positivo e che Arezzo vinca. Io sono si questa idea”.

Urbanistica 

Ghinelli

“Di questi 5 anni, dal punto di vista urbanistico, è rimasto un piano strutturale e un piano operativo che sono gli strumenti urbanistici per il futuro della città. Il piano strutturale ha una valenza più grande, di vasto respiro e il piano operativo un po’ più stringente. Di fatto il criterio formatore di questi strumenti è stato sostanzialmente uno e peraltro mutuato dalla legge regionale Toscana sull’urbanistica e cioè: evitare l’uso di nuovo suolo. Evitare di costruire interi pezzi di città in più dal momento che demograficamente la città non cresce e non c’è un vero bisogno di nuove abitazioni. Semmai è stata fatta un’altra cosa sulla residenza e questo grazie una delibera consiliare di un paio di anni fa. È stato dato mandato per far sì che quando una famiglia cresce e ha bisogno di aumentare la superficie della quale poter vivere e non ha soldi sufficienti per farsi una casa nuova le sia consentito di crescere con un modesto aumento di superficie per la residenza già esistente. Analogo ragionamento per quello che riguarda le aziende produttive: non tutti si possono permettere oggi, nel caso che ne abbiano bisogno, di poter fare la fabbrica nuova ma veder crescere quella esistente con un ampliamento. Vi è poi un’idea di fondo che è quella della ricucitura dei spazi verdi della città, che si concretizza con quello che va sostanzialmente lungo il corridoio ferroviario e di cui farà parte anche l’area verde che conterrà, io mi auguro, la nuova biblioteca di Arezzo. Al posto dell’ex scalo merci.

Tutto questo poi si ricollegherà con quello che è un nostro vecchio problema e che tale è rimasto anche in questi ultimi 5 anni: il tema dell’area ex Lebole. La mia amministrazione ha avuto la capacità di contrattare con il soggetto proprietario un nuovo sistema stradale migliore rispetto a quello che la legislatura precedente ci aveva consegnato. Cioè sostanzialmente con il raddoppio del raccordo Arezzo-Battifolle per lo meno nella parte che sta tra la Lebole e il Centro Affari e che arriva fino all’Hotel Etrusco. Il progetto approvato dall’amministrazione comunale e dal consiglio comunale nell’ultima seduta utile della legislatura precedente la mia, quindi nell’aprile del 2015, prevedeva un raccordo solo a due corsie. Tutto questo vedrà la luce nei prossimi mesi o nei prossimi anni se la famiglia Carrara vorrà portare avanti il progetto.

Ralli:

“Non sono d’accordo con questa lettura. La questione urbanistica è un punto debolissimo di questa amministrazione. La città è rimasta ingessata per 5 anni. Questo piano operativo nasce in estrema difficoltà. Ricordo quello che è successo all’interno dell’amministrazione: è andato via il direttore dell’edilizia, dell’urbanistica. Poi abbiamo preso un direttore dell’urbanistica che era fuori regione che poi se ne è riandato a sua volta. È un piano operativo che non risolve i buchi neri della città: ex Lebole, ex Gori Zucchi, ex Mercato ortofrutticolo. Alcuni elementi si commentano da soli. C’è stato uno sforzo di alcuni consiglieri di maggioranza, per esempio il presidente della commissione assetto del territorio ha tentato di fare degli emendamenti ma gli sono stati tutti bocciati. Il presidente, poi, non si è nemmeno ripresentato. Se sarò il sindaco, la mia amministrazione naturalmente non ingesserà la città nuovamente.

Per quanto riguarda la vicenda ex Lebole: non puoi metterla in questo modo e lo dice anche il tuo vicesindaco. C’era un’opportunità che avevamo trovato con il centrosinsistra. L’opportunità è saltata perché, per la vicenda viabilità, Ghinelli sei stato lento a decidere. Ricordo poi le vicende di Esselunga a livello nazionale. Ora la situazione è più complicata anche in questa situazione di crisi economica ma cercheremo di ristabilire i rapporti con la proprietà”.

 

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