Arezzo calcio ad un bivio storico: un progetto per il futuro o la solita avventura romana
Quella che comincia lunedì sarà una settimana decisiva per le sorti future dell’Arezzo calcio. Nelle ultime ore sono venuti parzialmente allo scoperto i due possibili acquirenti. Da una parte l’immobiliarista romano Andrea Stanzione e dall’altra imprenditori rappresentati dall’attuale direttore generale e vicepresidente Ermanno Pieroni. Cerchiamo dunque di fare un minimo di analisi logica di quel che bolle in pentola, ispirandoci all’unica linea di condotta che ha sempre contraddistinto queste righe, ovvero il bene e l’interesse presente e futuro delle sorti del calcio aretino. Anzitutto il contesto: Giorgio la Cava ha deciso di mollare dopo due anni ricchi di soddisfazioni, ma anche di polemiche (sulla cui fondatezza continuo a rimanere perplesso). Il fatto avviene alla vigilia di una stagione che si preannuncia particolarmente importante, giacché si parla con insistenza del varo della riforma dei campionati con l’allargamento della serie B a 40 squadre e l’eliminazione dell’attuale serie C. L’effetto di questa riforma comporterebbe, per tutti i club che non riuscissero ad entrare a far parte della nuova cadetteria, la retrocessione sostanziale nel mondo del dilettantismo. Orbene: mi pare di evidenza solare che l’Arezzo calcio non può presentarsi al via del prossimo campionato con un’ambizione inferiore a quella della conquista almeno dell’ultimo posto disponibile per restare nel calcio che conta. Lo pretendono la storia del club e le legittime ambizioni della tifoseria. La premessa è indispensabile perché sia chiaro a chi intende avvicinarsi al sodalizio di Viale Gramsci quale sia la posta in palio e quali le attese della piazza. Vediamo quindi il quadro ad oggi. Andrea Stanzione è un immobiliarista romano; gestisce la Uno Holding s.r.l. (capitale sociale 10.200 euro, fatturato 2018: 356.000 euro ). Sostiene di avere alle spalle altri soggetti (anche aretini?) che darebbero consistenza all’offerta e questo è un bene, dato che i numeri che la visura camerale ci consente di leggere non apparirebbero in grado di sostenere adeguatamente le ambizioni prima citate. Al suo fianco è già pronto ad assumere un incarico di rilievo Massimo Londrosi, negli ultimi 12 mesi spesso a fianco di La Cava soprattutto in merito alla vicenda del crowdfunding. Londrosi è persona d’esperienza, anche se nel suo curriculum ci sono vicende ricche di tensioni e contrasti come quelle di Pavia (licenziamento ed accuse reciproche tra la società e il professionista) e di Piacenza (nei mesi sciagurati del fallimento della Pro). Il capo cordata Stanzione ha rotto gli indugi ieri, presentando pubblicamente, sulle pagine de “La Nazione” il suo interesse per la società ed attaccando ad alzo zero l’attuale dirigente amaranto Pieroni; dico subito che personalmente quel passaggio l’ho trovato disdicevole nei toni e nella sostanza. Voglio infatti pensare che quel che è stato fatto dentro l‘Arezzo sia avvenuto con il placet dell’attuale presidente e quindi messe le cose così come è sottolineato nella dichiarazione del pretendente alla prima poltrona amaranto, rischia di essere anche un’accusa di dabbenaggine verso il buon Giorgio La Cava, traviato dalle cattive compagnie. Sarà solo una sensazione, ma vi ho avvertito l’eco di certe arroganze capitoline già rimbombate in maniera funesta da queste parti (forse dipende da mia eccessiva sensibilità). L’altro fronte vede coinvolti imprenditori non aretini (sia mai… mi veniva in mente stamani che anche ai tempi del fallimento Mancini il solo che offrì il petto e i soldi fu il generoso Massetti) coordinati da Ermanno Pieroni. Il direttore in carica può mettere sul piatto della bilancia anche la solidarietà dei calciatori che, seppur in silenzio stampa, danno la sensazione di essere compattamente schierati con il dirigente marchigiano. Nella sua risposta agli strali romani, Pieroni ha dichiarato che l’eventuale successo della sua intrapresa consentirebbe di rilanciare le ambizioni amaranto. Stanzione fino ad ora non ha parlato di progetti futuri. La palla a questo punto torna inevitabilmente in mano all’attuale proprietario del 99% della società. Per questo all’uomo La Cava, alla persona che abbiamo visto correre verso la curva con il cuore in gola in quel pomeriggio indimenticabile di Carrara, che abbiamo applaudito sotto la Minghelli con la sincerità e lo slancio di tanti cuori fieramente legati alla bandiera e solo alla bandiera, per questo, dicevo, mi sento di chiedere un ultimo sforzo: nell’effettuare la scelta del contratto da firmare, oltre che ai legittimi interessi personali, riservi anche un pensiero al domani dell’Arezzo calcio. La Cava sa che non è solo una squadra, è un’anima, un’appartenenza, un amore che merita di essere lasciato nelle mani di chi saprà e potrà dargli un futuro.