Samuele Landi, non bastano le impronte. La prova del decesso solo dall’esame del Dna

Col passare delle ore si fanno sempre più flebili le speranze che sia ancora in vita Samuele Landi, 58 anni, rimasto coinvolto nel naufragio della chiatta attraccata in acque internazionali al largo delle coste di Dubai, dove viveva da un anno e mezzo. La struttura è stata travolta, spezzata e affondata da una tempesta con onde alte oltre quattro metri venerdì 2 febbraio intorno alle 13. Delle cinque persone a bordo della chiatta inabissatasi causa fortunale, due sono sopravvissute, una è dispersa e due recuperate senza vita tra i detriti sul fondale marino. Uno dei due corpi estratti dai resti della chiatta, ritrovato senza giubbotto di salvataggio, potrebbe essere quello di Samuele Landi. Ma non è sufficiente la corrispondenza parziale delle impronte digitali, che pure sarebbe stata trovata, come comunicato informalmente dagli inquirenti del paese arabo e come sottintende l’avvocato Di Segni, che non si sbilancia “finchè non arrivano comunicazioni certificate“. Il cadavere è irriconoscibile, pertanto la verifica definitiva dell’identità della vittima necessita della prova regina, quella del Dna. E un documento ufficiale rispetto ai dati anagrafici del corpo verrà rilasciato solo dopo l’esame genetico che permette di confermare o escludere un rapporto di parentela, in questo caso con uno dei figli. Improbabile che la persona che manca all’appello possa essere ritrovata ancora in vita a distanza di nove giorni dall’incidente. La temperatura media dell’acqua a quelle latitudini, in questo periodo, è di 21 gradi centigradi. La resistenza massima calcolata per un essere umano è di circa tre giorni, a questo punto ampiamente superati. Negli Emirati Arabi, dove si era trasferito da 14 anni Samuele Landi con moglie e figli, venerdì è giorno di preghiera, sabato è prefestivo e domenica è festivo, pertanto, dopo l’esame delle impronte digitali effettuato nell’immediatezza del ritrovamento, il necessario confronto del Dna sul corpo ritrovato in mare con quello del figlio maggiore dell’imprenditore aretino, è slittato. Si presume al primo giorno lavorativo utile, vale a dire questo lunedì. Quindi solo nelle prossime ore la famiglia, divisa tra Arezzo e Dubai, potrà ricevere la triste conferma ufficiale della morte di Samuele. Un’attesa di grande sofferenza quella dei familiari, informati sull’evolversi della situazione dall’avvocato Amedeo Di Segni di Roma, a sua volta in contatto con il consolato Generale d’Italia del paese arabo. Il legale stava lavorando alla redazione del ricorso in Cassazione per la condanna in Appello del Landi dello scorso ottobre per il caso Agile e avrebbe inutilmente tentato, nei giorni scorsi, di contattare il suo assistito. 

La tempesta

Venerdì 2 febbraio dopo le 13, a causa di una tempesta in mare con onde alte fino a quattro metri, la chiatta Aisland, ancorata da tempo al largo della costa degli Emirati Arabi Uniti, in acque internazionali, si è spezzata letteralmente in due. In mare sono finiti Samuele Landi e i quattro componenti l’equipaggio. Il mayday, l’allarme di chi si trova in difficoltà in mare, è scattato praticamente in tempo reale, lanciato dallo stesso Landi non appena resosi conto che la struttura galleggiante, descritta non in perfette condizioni, stava imbarcando acqua. La macchina dei soccorsi della Guardia Costiera e del dipartimento dell’Aeronautica del Ministero degli Interni del paese arabo, con l’ausilio di imbarcazioni ed elicotteri, si è attivata intorno alle 16. Le ricerche dei dispersi sono andate avanti per giorni, tanto che si è riaccesa la speranza a 48 ore circa dal naufragio, domenica 4 febbraio, quando due marinai sono stati ritrovati in vita e tratti in salvo. Tra di loro non c’è Samuele Landi, il cui corpo potrebbe essere tra quelli delle vittime accertate. Mentre vi stiamo scrivendo il bilancio è di due vittime recuperate in mare, una persona risulta ancora dispersa e due sono i naufraghi sopravvissuti. Si attende ora l’esame del Dna sui corpi recuperati in mare dalla Guardia Costiera e dal dipartimento dell’Aeronautica del Ministero degli Interni del paese arabo per stabilire se Samuele Landi, 58 anni, fondatore di Eutelia, sia tra le vittime del naufragio. 

Aisland, l’ultima frontiera. Entro il mese era previsto lo spostamento della struttura galleggiante

Landi era al lavoro per il progetto Aisland, un’idea di comunità galleggiante in grado di “ospitare fino a 5mila persone, con abitazioni, negozi e laboratori tecnologici disposti su venti piattaforme galleggianti in acque internazionali. Una superficie di 180mila metri quadrati per coloro che vogliono vivere al largo per una migliore qualità della vita e lontano dall’inquinamento delle città metropolitane“. Aisland, ancorata in acque internazionali al largo delle coste della penisola arabica, è stata colpita venerdì scorso 2 febbraio da una violenta mareggiata che ha spezzato la struttura, provocando vittime e dispersi. Ironia della sorte: Landi aveva programmato per il mese di febbraio, dopo un viaggio di oltre 1.000 miglia in oceano aperto, lo spostamento della chiatta Aisland, benché non in perfette condizioni se non fatiscente, verso Saya de Malha Bank, sempre in acque internazionali, a nordest del Madagascar, a sudest delle Seychelles, e a nord del banco nazareno, delle Cargados Carajos e dell’arcipelago di Mauritius, nell’Oceano Indiano.

La parabola di Samuele Landi

Samuele Landi nasce ad Arezzo nel 1965. In gioventù raggiunge importanti traguardi sportivi. Negli anni ottanta è campione italiano di Enduro. Negli anni novanta partecipa in sella alla sua moto a ben cinque edizioni della Parigi Dakar, la leggendaria corsa nel deserto, insieme all’amico Fabrizio Meoni. Il legame con il continente africano è da sempre molto stretto, come l’amore per la sua gente e il desiderio di migliorarne le condizioni. E’ così che all’inizio degli anni 2000, dopo l’incontro con la dottoressa Laura Perna, Landi costruisce un ospedale a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo. Nasce Kimbondo che in pochi anni, grazie al sostegno finanziario di Landi, diventa una realtà sempre più grande e un punto di riferimento completamente gratuito per la popolazione locale, soprattutto i più giovani, gli orfani, che in Kimbondo troveranno un alloggio e dei pasti caldi, una scuola e laboratori professionali. Samuele Landi è il fondatore di Eutelia Spa, società nata in un garage, che nel 2009 diventa il quarto operatore nazionale di telefonia con un fatturato di quasi un miliardo di euro e oltre 2mila dipendenti. Una società che ingloba la principale dorsale in fibra ottica italiana, migliaia di chilometri che attraversano il territorio da nord a sud e sulla quale viaggiano le comunicazioni governative. Nel 2010 Samuele Landi, aretino classe 1965, riceve un ordine di custodia cautelare in quanto presidente del Cda di Agile e amministratore di Eutelia ad Arezzo finito in bancarotta. Dopo il crack Eutelia e la condanna a 8 anni, Landi si è stabilito con la famiglia a Dubai, ricostruendosi una nuova vita: è diventato console onorario della Liberia e consulente di un’azienda a Dubai con interessi milionari in Africa. 

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