Fredy Pacini, respinta la richiesta di archiviazione: supplemento d’indagine di sei mesi
Non trova ancora la parola fine la vicenda giudiziaria di Fredy Pacini, il gommista di Monte San Savino che che nella notte del 28 novembre 2018, in via della Costituzione, nella zona industriale di Monte San Savino, utilizzò una pistola regolarmente detenuta per fermare i malviventi che, a colpi di mazza, avevano sfondato la vetrina della sua azienda di gommista e vendita biciclette, già oggetto in passato di altre scorrerie. Uno dei ladri, il moldavo Mircea Vitalie Tonjoc, 29 anni, fu colpito mortalmente da uno dei colpi esplosi dal Pacini. Il 13 maggio 2019 il pm Andrea Claudiani aveva chiesto l’archiviazione per Pacini, ma la sorella del moldavo ha nel frattempo presentato una memoria con richiesta di ulteriori valutazioni sul caso. Il giudice delle indagini preliminari di Arezzo, Fabio Lombardo, ha rigettato la richiesta di archiviazione per «legittima difesa putativa» presentata dal pm Andrea Claudiani. A sorpresa, anche perché la Procura, dopo mesi di indagini, era convinta dell’innocenza del Pacini, sostenendo che l’uomo avrebbe sparato per difendere non solo l’azienda, ma anche se stesso. Il gip ha invece affidato alla Procura un supplemento di indagini di sei mesi, di fatto accettando la richiesta del legale della parte offesa, il bolognese Alessandro Cristofori. Le indagini saranno svolte dal pm Roberto Rossi, che dovrà cercare di fare luce sui molti punti su cui si chiede un approfondimento: la condizione psicologica di Pacini, al fine di stabilire se la reazione sia stata proporzionata alla minaccia, magari anche con l’ascolto delle telefonate effettuate a 118 e Carabinieri. Inoltre: perchè disattivò il sistema di allarme appena sentiti i rumori dell’effrazione provocata dal tentativo di entrare da parte dei ladri? E ancora: se si fosse chiuso nella sua stanza, quella che si era ricavato nel capannone dell’azienda dopo i numerosi tentativi di furto subìti, sarebbe sfuggito ai ladri? Il gommista scambìò la luce della torcia dei ladri per il riflesso della canna di un fucile? Mircea Vitalie Tonjoc, quando vide Pacini, tentò di fuggire? Quella notte, svegliato dai rumori, dal soppalco dove aveva ricavato la camera, esplose cinque colpi, come ricostruito dalla perizia disposta dal pm Andrea Claudiani. Per gli esperti l’uomo, dopo aver initimato ai malviventi di fermarsi, non avrebbe infatti sparato per uccidere, ma, trovandosi in situazione di pericolo, per intimorire gli autori dell’effrazione, effettuata con un piccone. In fuga ed in caduta, Mircea Vitalie Tonjoc fu raggiunto da due colpi esplosi dall’alto verso il basso, come confermato dalla perizia balistica con la pistola Glock semiautomatica regolarmente detenuta da Pacini. Una pallottola, risultata fatale, colpì il moldavo all’arteria femorale. Il gommista era stato indagato per eccesso colposo di legittima difesa, per la Procura di Arezzo “un atto dovuto per garantire la massima trasparenza negli accertamenti“, poi la richiesta di archiviazione della Procura per legittima difesa putativa, di cui all’art. 59 co. 4 c.p.: in sostanza, per Andrea Claudiani, il Pacini “riteneva di essere in una situazione di effettivo pericolo, tale da doverla affrontare anche sparando”, quindi il gommista si trovava in una situazione obiettiva di pericolo che ne ha determinato l’errore. Poi la richiesta di nuove indagini avanzata dai legali della parte offesa, accolta dal gip Lombardo. Ora altri sei mesi di indagini, altri sei mesi di attesa per Fredy.