Ferrini al giudice: “Ho ucciso Maria” e resta in carcere. Richiesti nuovi accertamenti Ar24Tv
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Lo ha disposto il gup di Arezzo Fabio Lombardo: convalida del fermo per Federico Ferrini che, dopo le prime ammissioni fatte alla Polizia, ha confessato di fronte al giudice, in presenza del suo avvocato, Gionata Giannini.
Nonostante le conferme di Ferrini, molti punti restano ancora da chiarire. Da qui la decisione di approfondire, con la disposizione di nuove indagini e accertamenti. Accertamenti, con periti di parte, richiesti al pm Chiara Pistolesi anche dalla difesa, a partire dalla visita dell’appartamento di via Andrea Della Robbia dove è avvenuto l’omicidio.
Per il momento, il capo d’imputazione resta quello di omicidio volontario e non premeditato. L’uomo, residente nel comune di Pratovecchio Stia, potrebbe però vedere aggravarsi la propria posizione, in quanto le immagini delle telecamere di sicurezza della Farmacia Santa Maria delle Grazie lo ritraggono appostato nei pressi dell’abitazione di Maria Aparecida Venancio De Sousa in attesa dell’uscita dell’ultimo cliente. Attesa interminabile, protrattasi dalle 21 fino alle 3:30, quando si presenta al portone d’ingresso con un grimaldello, l’arma del delitto, con cui colpirà Maria alla testa. Questo elemento, il fatto di presentarsi impugnando un corpo contundente, potrebbe far scattare l’aggravante dell’accusa di premeditazione. “L’ho portato per forzare la porta se non mi avesse aperto“, dirà il Ferrini, ma la giustificazione non convince.
Non si ritrova il ferro usato per colpire tre volte alla testa la donna: gettato in un cassonetto, è finito in discarica. Recuperati invece dagli inquirenti, su indicazione dell’uomo, gli abiti sporchi di sangue che lo stesso indossava quella notte.
Ferrini dovrà anche chiarire le motivazioni che lo hanno spinto a quella lunga attesa di fronte a casa di Maria: dalle 21 alle 3:30, un tempo lunghissimo. Uscirà da quella abitazione dopo due ore di permanenza, poco prima delle 5:30. E su cosa sia successo di preciso in quella casa in quelle due ore, anche su questo aspetto gli inquirenti vogliono chiarezza.
Così come sul movente, che desta dubbi: davvero Maria non accettava la decisione del Ferrini di troncare la loro relazione e per questo lo ricattava, minacciandolo di rendere pubblico il suo vizio di frequentare prostitute? Per il suo silenzio gli avrebbe chiesto dei soldi? Secondo alcune informazioni che abbiamo raccolto, sarebbe piuttosto il contrario: Maria gli avrebbe prestato dei soldi che voleva indietro con urgenza. Le richieste pressanti della donna e l’impossibilità di onorare quel debito, potrebbero aver fatto scattare l’impeto omicida del Ferrini.
Al termine dell’udienza, l’uomo è stato ricondotto nel carcere di San Benedetto, a questo punto in attesa del processo.
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