Alla scoperta della poetica di Raffaela Fazio e della "Meccanica dei solidi"

. Inserito in Eventi e Cultura

“Meccanica dei Solidi” di Raffaela Fazio (Puntoacapo Editrice 2021). Nota di lettura a cura di Gemma Mondanelli.

Il titolo “Meccanica dei solidi” evoca la fisica più della poesia, che siamo soliti erroneamente distaccare da ogni implicazione scientifica. Dico “erroneamente” perché nella poesia entra in gioco persino la matematica, ad esempio nella scansione e nella collocazione dei versi, nonostante il moderno sciolto versificare. Nel caso della presente raccolta, l’originale connubio tra poesia e scienza avviene tramite una riflessione sulle “conseguenze esistenziali” delle forze che agiscono sul corpo umano e sui meccanismi cerebrali.

La dinamica dei corpi viventi si basa su forze che in taluni casi vengono repentinamente a mancare a causa di fattori esterni imprevedibili che violano la resistenza e ne determinano il passaggio a uno stadio successivo: quello della morte fisica. In quest’ottica, la poetessa analizza la situazione violenta in cui si sono trovate persone che hanno perduto la vita in circostanze inaspettate ed eccezionali e si pone alcune domande. Cosa succede in quel preciso momento e cosa rimane di chi ha subito violenza (e turba a lungo il pensiero)?

Vengono raccontate vicende verificatesi nel secolo scorso e in quello attuale, legate ad eventi naturali, terrorismo, violenza domestica; è evidenziata la situazione simbolica ed emblematica in cui qualcuno ha sacrificato sé stesso per salvare altri, spinto da qualcosa di incommensurabile che aveva dentro e che lo ha indotto a compiere un atto di generosità e di amore.

A volte questo atto è più comprensibile umanamente (ad esempio l’istinto della madre che mette in salvo i figli), a volte lo è di meno (come la decisione di salvare sconosciuti perdendo la propria vita). In “Meccanica dei solidi”, viene colto il momento in cui il limite è attraversato inconsciamente, forse sotto l’impulso di un innato senso di altruismo e di misericordia.

Gli episodi scelti dalla poetessa fra i tanti esempi che esistono nel vasto mondo sono raccontati in prosa e poi tradotti in un linguaggio poetico che ne mette in risalto l’aspetto lirico, suscitando nel lettore domande e inducendolo a riflessioni di carattere universale.

Doveroso è ricordare la prima poesia-racconto in cui un professore, durante una lezione sulla meccanica dei solidi, si oppose a un terrorista entrato nella scuola, sbarrando con il proprio corpo la porta per permettere ai suoi studenti di fuggire dalla finestra, e poi morendo a causa dei proiettili ricevuti.

“La porta è attraversata dagli spari

E il corpo non si stacca

è viva barricata

massa cosciente

premuta contro il nulla…”

Bello a mio avviso è anche il racconto poetico della morte del capitano Lawrence Oates, che nel 1910 partecipò alla spedizione britannica per raggiungere il Polo Sud e, ammalato, si allontanò dal campo per non rallentare la marcia dei compagni.

“…Fuori, quaranta sotto zero

e la sconfinatezza della fine.

Si affida alla tormenta

perché lo renda

piccolo

tanto da non sentire:

feto nel grembo di gelo che lo prende

per poi sparire.”

Anche i cappellani militari avrebbero forse potuto salvarsi nel naufragio della nave Dorchester, durante l’ultima guerra, se non avessero ceduto i loro giubbotti di salvataggio ai soldati che ne erano sprovvisti.

“…Fin dove si risale

se il buio non ha uscita

ma solo una pendenza?...”

“…Cos’è che tiene a galla

Se il nulla avvolge tutto?...”

Significativa è la storia poetica di chi morì nell’attentato alle torri gemelle di New York e fu riconosciuto da una bandana rossa regalatagli dal padre.

“…Nella memoria dei sopravvissuti

un fazzoletto rosso,

Allora l’ha tenuto sulla bocca

tessuto da cui passa

per ultimo il respiro

(regalo di suo padre

di quando era bambino).”

Altrettanto eloquente la storia purtroppo molto attuale di un femminicidio, che storicizza il rapporto ancestrale tra una madre e una figlia che si sacrifica in nome di un legame filiale custodito nel profondo.

“…La morte è un tronco cavo

quasi un nido

intorno a cui resiste il verde.”…

La raccolta poetica è simile, per certi aspetti, all’Antologia di Spoon River di E.L. Masters, anche se il contesto e la cornice sono diversi. In quella, i morti si presentano in prima persona, parlano della loro vita, delle loro ansie, delle loro paure, delle loro gioie terrene. In questa antologia, è la poetessa la loro voce; è lei che si immedesima in essi, dopo aver letto le loro storie, cercando di scoprire l’arcano chiuso dentro di loro che li ha spinti, in un momento tragico, ad agire senza quella prudenza solitamente necessaria a salvaguardare la propria vita, perché guidati da una generosità immediata e dalla volontà di salvare altri.

L’autrice indaga su quel punto cruciale in cui l’individuo perde sé stesso per ricongiungersi a un tutto universale: è il ragazzo, il soldato, la madre, i compagni, è coloro che salva. Muore fisicamente il solido, il corpo, ma ciò che resta è molto di più: non è un soccombere alla violenza, ma un riscatto che supera il meccanismo per librarsi verso un infinito.

E verso questo infinito si librano le parole di Raffaela che, da buona traduttrice, le colloca con sapienza in un contesto evocativo dove la versione inglese a fronte rende ancora più fruibili i testi, togliendo le barricate di un provincialismo che, specialmente in questo caso, sarebbe deleterio e sminuirebbe il valore simbolico di vicende che accomunano tutto il genere umano.

Ho apprezzato molto la raccolta, perché credo che la poesia rimanga in noi più in profondità e più a lungo rispetto a un racconto o a un articolo di giornale, proprio grazie alle sue peculiarità: il linguaggio poetico, specialmente se è puntuale come quello di Raffaela Fazio, a volte tenero, a volte più forte quasi aggressivo nella sua audacia di denuncia e di sofferenza, invia un messaggio che arriva nel profondo e là resta, spesso in maniera indelebile. Mentre percorriamo i versi, giunge quasi con sorpresa l’emozione autentica della poetessa, che per prima (e poi anche per il lettore) ha saputo cogliere quei segnali di una umanità incredibilmente alta che ci rendono orgogliosi e autenticamente fieri di farne parte.

Tags: Raffaela Fazio