Mugnai, il processo riparte da zero: per l'accusa fu omicidio volontario

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Il caso di Sandro Mugnai, l’artigiano 55enne che la notte dell’Epifania 2023 sparò al vicino Gezim Dodoli mentre questi tentava di demolirgli la casa con una ruspa, si riapre con un cambio di accusa: dalla legittima difesa eccessiva all’omicidio volontario. La decisione è stata presa dalla Procura di Arezzo, che ha notificato a Mugnai un nuovo avviso di chiusura indagini.

Il il Gup Claudio Lara aveva rispedito gli atti alla pubblica accusa rappresentata dalla pm Laura Taddei per riformulare l’imputazione in omicidio volontario, disciplinato dall'art. 575 del Codice Penale, la forma più grave di omicidio, in quanto prevede la volontà consapevole di togliere la vita ad un'altra persona. Mugnai si è visto notificare giovedì sera il nuovo avviso di chiusura delle indagini. In sostanza, il processo riparte da zero, con la posizione dell'artigiano di San Polo che si aggrava. L’accusato, intervistato da Arezzo TV, ha dichiarato: “Non volevo ucciderlo, mi ha costretto a farlo per difendermi”. Mugnai sottolinea che solo chi vive simili situazioni può comprenderne la gravità: "La gente parla, ma in certe situazioni bisogna ritrovarcisi per capire". 

La vicenda risale alla sera del 5 gennaio 2023, in località San Polo, quando Alessandro Mugnai, 53 anni all'epoca dei fatti, trovandosi in casa con la sua famiglia per cena, si vide improvvisamente sotto attacco. Gezim Dodoli, albanese di 57 anni, alla guida di una ruspa, colpì la facciata e il tetto dell’abitazione con la benna. Spaventato per l'incolumità dei suoi cari, Mugnai imbracciò la sua carabina, sparando un colpo in aria, altri contro l'escavatore e successivamente altri tre centrarono Dodoli, uccidendolo.

La riformulazione dell'accusa comporta che il processo ripartirà da zero, riaccendendo il dibattito sulla legittimità dell'uso della forza in casi estremi.

 

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