Il pasticciaccio dei migranti

. Inserito in #madecheseragiona

Il pasticciaccio brutto dei migranti, avviati ai centri in Albania e sballottati tra le due sponde dell’Adriatico (a spese nostre), la dice lunga sull’ improvvisazione becera di cui si fa forte una certa politica.

Non entro nel merito delle decisioni dei giudici, tuttavia se esiste una sentenza della Corte di Giustizia Europea che non riconosce Egitto e Bangladesh come paesi sicuri, ebbene, qualcuno doveva pur saperlo. Ciò detto, a me quei centri migranti in Albania, checché ne pensi la magistratura, non piacciono. Mi ricordano troppo da vicino un campo di concentramento e le parole deportazione, segregazione, trasferimento speciale mi rimandano a tempi oscuri.
Questo non significa che soffra della malattia infantile del “buonismo”, tutt’altro: l’immigrazione senza freni e l’accoglienza a prescindere alla lunga creano tensioni e modificano in peggio la società e il pensiero della gente.
Però i migranti non sono numeri, non sono pacchi postali, non sono capi di bestiame. Sono persone e i diritti della persona sono inviolabili e universali. I migranti sono fatti di carne, ossa e sangue esattamente come me. E come me, anzi forse più di me, coltivano speranze e sogni e il desiderio di una vita migliore non può essere considerato un delitto.
Comunque il mio moto dell’anima si ferma qui. Perché mi rendo anche conto che il multiculturalismo funziona male e non è tutto buono quello che non appartiene alla cultura occidentale la quale, con tutti i suoi difetti, rimane un’oasi di pensiero e libertà.
Sarà per tale motivo che non sopporto chi inneggia ai terroristi, aborro la tolleranza verso predicatori, che stando in mezzo a noi, esaltano la nostra distruzione e detesto chi considera le donne di un rango inferiore.
E se provo schifo per chi esalta le deportazioni e i campi di concentramento al tempo stesso pretendo che dall’altra parte, dalla mia parte, ci sia una presa d’atto che l’immigrazione incontrollata compromette differenti diritti, in primis quello della sicurezza e alla lunga destruttura ragioni e conquiste stratificate nei secoli.
Lo so che qualcuno non digerisce questo ragionamento, francamente non mi interessa: spiacere è il mio piacere. Per questo dico finiamola con i sensi di colpa e mettiamo in campo una proposta seria. Non basta dire eliminiamo la Bossi-Fini, bisogna anche dire con cosa si sostituisce. È un passaggio necessario per ridare certezze e tranquillità non ai ricchi, che se ne stanno al sicuro nelle loro ville superprotette ma a quelli che quotidianamente sono a contatto con il degrado di città e paesi, a partire dalle periferie.

Credito fotografico: Il Sole 24Ore

Tags: Albania centri migranti

Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.